20 settembre 2006

17.09.2006 – Cronaca di una serata speciale: PEARL JAM Live in Milano


Inutile che lo nasconda: sono PARZIALE. Quando si parla di LORO sono PARZIALE.
Forse dovrei prima premettere che per me i Pearl Jam sono una ragione di vita e la più grande ispirazione (non solo musicale), forse dovrei anche spiegare dopo 2 giorni l’uragano che si è scatenato al Forum mi imperversa ancora dentro, forse dovrei dire un sacco di altre cose, ma per ora un grazie basta.
E ora il concerto.

17.09.2006 - Datch Forum - Milano, Italia
Scaletta
: Go, Last Exit, Save You, World Wide Suicide, Corduroy, Severed Hand, Unemployable, Even Flow, I Am Mine, Man Of The Hour, MFC, Daughter / (Another Brick In the Wall Pt. 2), Faithful, Comatose, State Of Love And Trust, Why Go
Bis 1: Picture In A Frame [cover di Tom Waits], Parachutes, Black, Crazy Mary, Given To Fly, Alive
Bis 2: Do The Evolution, Big Wave, Leash, Rockin' In The Free World, Yellow Ledbetter
(grazie a www.pearl-jam.it)
Prendiamo posto esattamente 40 secondi prima che il concerto inizi, si affievoliscono le luci, LORO salutano con la manina, l’urlo sale e parte Go (mai opener fu più azzeccata): in quel momento ricordo esattamente i concerti di Milano 1996 e Milano 2000 e realizzo che Milano 2006 sarebbe stata una serata speciale.
L’inizio (potete vedere la scaletta sopra) è un rullo compressore: non tutti apprezzano la velocità alla quale eseguono i pezzi: io sì, ma ancora una volta, sono PARZIALE;)… insomma, sentire Last Exit seguita da Save You (come il DVD Live in NY 2003) seguite da WWS, è stata una scossa di adrenalina violentissima. Poi Eddie dice qualcosa in italiano al pubblico… già, il pubblico…
Il pubblico è fantastico, ancora più di quello del 2000, che aveva regalato ai Pearl Jam dei cori su Garden da brivido (ancora ringrazio il cielo di averla sentita nella versione originale): il battito delle mani è sempre a tempo (miracolo!!!), i cori sono puntuali, a tempo… in generale un gran pubblico, una grandissima atmosfera: il Forum “respira” con la stessa intensità della band.
Dicevamo di Eddie che parla in italiano (beh, quasi) e, complice il riverbero sul suo microfono, sembra il Papa che dice l’Angelus: in realtà saluta il pubblico, spende qualche parola sull’Italia campione del Mondo (e qui i soliti stronzi, perché di stronzi si tratta, partono col becero popopopo), e poi parte Corduroy, prima sorpresa della serata: non mi aspettavo di sentirla e me la godo di brutto!! Nel frattempo sono fradicio, felice, carico e partecipe: sono lì, e questo vuol dire tutto!
Severed è ancora più bella e coinvolgente dal vivo che su disco (ma non avevo dubbi) e persino Unemployable mi piace dal vivo, ma sono in trance e potrebbero fare anche “Applausi per Fibra” e sarebbe meravigliosa lo stesso;))
Poi, e non so spiegarlo ma lo sapevo, parte Matt e Even Flow fa venire giù (per la terza o quarta volta) il Forum: la facciamo tutte le settimane in sala prova, ma sentirla, dopo così tanti anni live da loro è “un’emozione che sbatte le porte” (chi indovina la citazione - non noi Dust, non vale – riceverà una bambola a grandezza naturale del cantante Volpale)… è quasi troppo per me, ma non è ancora finita…
Eddie rimarca l’importanza della sicurezza e attacca una bella versione di I am mine, ma non mi ci soffermo troppo perché quello che segue è il primo momento davvero “speciale” del concerto: parte Man of the Hour ed è… non so, so solo che toglie il fiato da quanto è bella, in particolare l’entrata dell’Hammond (unico momento in cui mi ha fatto piacere la presenza di Boom, insieme a Crazy Mary) mi ha sollevato la pelle di almeno 1 centimetro (e, vi assicuro, lo fa ancora adesso). Indimenticabile.
Il trittico che segue (MFC, Daughter/ABItW Pt. 2, Faithful) è strepitoso, in particolare Daughter che, come usuale nell’ultimo periodo, include un pezzo del grande classico dei Pink (con molta partecipazione dal pubblico): peccato per l’improvvisazione vocale, un po’ troppo “cercata” e non di grandissimo effetto (molto meglio quella del 2000)… e il “we all believe” di Faithful è una delle frasi cardine della serata.
Poi sento il primo accordo del pezzo che segue e penso che non potrei stare meglio di così: State of Love and Trust era il pezzo più atteso per me (e non solo visto il BOATO che ha tirato giù il Forum), il finale è fuoco puro, il mio corpo è sulle gradinate, ma tutto il resto è nell’aria, sul palco, dappertutto. La catarsi si compie con Why go, con quei cori che mi risuonano ancora nella testa e nel cuore.
Pausa. Riprendo fiato (anche adesso).
Riparte Eddie da solo con una cover (che poi apprenderò essere di Tom Waits) e poi segue Parachutes (senza infamia nè lode) e poi il VERO apice del concerto: credo che tutti i presnti, inclusa la band, non dimenticheranno MAI la versione di Black che i Pearl Jam e il pubblico hanno fatto. Dritta al primo posto di qualsiasi concerto io possa avere mai visto (e, temo, mai vedrò): il pubblico che canta anche dopo la fine della canzone, la lacrimuccia di Eddie, l’emozione di tutti. No, non è e non sarà mai ripetibile. Crazy mary è solo la prosecuzione di quel momento di grazia.
A quel punto avevo già avuto più di quanto mi sognassi di ricevere: e i pezzi successivi e il secondo bis me li godo in tranquillità, fino all’uno-due finale RITFW e Yellow Ledbetter, altro picco del concerto, ma imparagonabile a quanto detto prima.
Non ha senso che io (o chiunque altro) mi lamenti per non aver sentito Hail, hail o RVM o Nothing as it seems: i Pearl Jam ancora una volta si sono superati e hanno dato ai fans qualcosa di indimenticabile.
Gpg (fratello), Ale (compagno), Deb (il mio angelo), Albe, l'australiano Mastro (sempre presente), Pero, Benny, Piero, Electrifying, Robbè… quello a cui abbiamo assistito rimarrà nella storia (nella mia, almeno, di sicuro).
Della band non parlo: direi ovvietà sdolcinate e melense. Solo una cosa: il mio, il nostro grazie, l’abbiamo cantato a sufficienza durante il concerto, ma… grazie ancora.

L. (un anonimo fanatico dei PJ)

12 settembre 2006

Stadium Arcadium



Questo disco è STREPITOSO!!!! Non mi ha ancora stufato, da quando è uscito.. Ascoltatelo!

06 settembre 2006

Giacinto e Antonio

Forse ho sbagliato ed è un po’ troppo personale quello che ho scritto qua sotto, per cui se preferite non andate oltre.

Oggi sono stato ad omaggiare il feretro del capitano dei capitani, la colonna, la bandiera, “l’attaccante mascherato (da terzino)”: Giacinto Facchetti.
Sarti, Burgnich, Facchetti, Guarneri, Picchi, Tagnin, Jair, Corso, Mazzola, Peirò, Suarez. Chissà cosa si prova ad essere parte di un mito. Della storia.
Il cortile di Sant’Ambrogio era pieno di gente di tutti i tipi: bambini, distinti manager in giacca, cravatta, auricolare del telefonino e sciarpa e cappellino nerazzurri, signori anziani (in particolare uno, che era dietro di me, che piangeva come una fontana), e un Massimo Moratti che non si è sottratto all’esposizione, lì con sua moglie, entrambi con due occhi così.
Tutti lì, per l’addio a una persona straordinaria a detta di tutti, senza macchia e senza nemici, a cui volevano bene tutti, senza eccezioni. Un uomo per bene.
E tutta quella gente, lì in Sant’Ambrogio (lo so, non ci vuole l’apostrofo, ma a Milano si scrive così), in quel chiostro enorme, ma che sembrava sempre troppo piccolo per contenere tutto l’affetto di chi era venuto a piangere, a dire una preghiera o, semplicemente, a fare un saluto.
E… e ho pensato a mio padre, a quella cappella troppo piccola per contenere tutti, alla gente fuori, alle facce, al dolore, al senso di solitudine e di perdita. Ai suoi ricordi della Grande Inter, di quella vittoria sul Real seguita per radio, di quel dirmi “Io c’ero”. Di quel male che ha portato via, quasi identico, entrambi, quasi alla stessa età. Non so se è la suggestione o se sono i ricordi che si confondono, ma quando recitava la sacra formazione “Sarti, Burgnich, Facchetti…”, su Giacinto si fermava sempre un attimo, come se fosse un nome da assaporare più degli altri: uomo semplice e straordinario allo stesso tempo. Come mio padre.
Sono quelle morti che fanno male anche quando il tempo lenisce le ferite: quelle morti che ti lasciano un senso di vuoto che non si colma mai.
Ecco, probabilmente volevo scrivere qualcosa su Facchetti, ma un certo punto le dita sulla tastiera si sono mosse da sole ed è venuto fuori questo. Ormai è scritto. Scripta manent.
Beh, allora ciao Cipe, e salutami quel signore coi capelli bianchi. È Antonio, mio padre.

L.

04 settembre 2006

Comeback!


Appena tornati dalle vacanze, subito live!
Vi aspettiamo numerosi al nostro prossimo concerto, mercoledì 4 ottobre alla Blueshouse di Milano.. è tutto ancora da organizzare (non siamo ancora tornati in sala prove!), ma credo suoneremo sia cover, che pezzi nostri, con qualche sorpresa!
Come per gli episodi precedenti, l'entrata costerà 10 euro e comprende una consumazione. La musica inizierà verso le 21.30 / 22.
Sicuramente ci risentiamo prima del live.. per adesso.. prenotatevi!!!!
A presto!